Settimana intensa per la Comunità Germoglio di Speranza dell’Associazione Fede e Luce di Mazara del Vallo che ha concluso il cammino comunitario 2023-24 iniziato lo scorso 15 ottobre 2023.
La settimana è stata caratterizzata da un incontro comunitario particolare al villino dell’amico Pietro dove è stata celebrata la Santa Messa presieduta dal Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo S.E. Mons. Angelo Giurdanella.
Il Vescovo è stato accolto con gioia da Padre Giuseppe Lupo, parroco della parrocchia Santa Maria di Gesù e assistente spirituale della comunità che a nome di tutti ha detto: «Eccellenza per me e per tutti noi è motivo di gioia accoglierla anche perché fra qualche giorno, e precisamente il 22, ricorre il mio 33° anniversario di ordinazione sacerdotale. La provvidenza ha voluto questo, nella semplicità e nella quotidianità essere circondato da questa bella comunità che è anche la comunità di Santa Maria di Gesù. La Madonna ci è vicina, e allora celebriamo questa Eucaristia proprio con questo titolo, con questa intenzione, “Maria Regina della Pace”. Perché la pace parte dal di dentro e abbiamo bisogno di questa pace. Maria è colei che ha partorito il principe della pace. E così ci prepariamo – ha concluso padre Giuseppe – anche con Fede e Luce a quel grande pellegrinaggio del 2025 alla Madonna del Rosario di Pompei che ci vedrà tutti partecipi.»
Il vescovo nella sua omelia ringraziando la famiglia Fiorentino per la calorosa accoglienza ha detto: «Grazie per l’accoglienza in questa casa che diventa una grande famiglia, grazie a tutti voi e questa messa la dedichiamo per chiedere il dono della pace ma io la vorrei dedicare con un’intenzione speciale per Don Giuseppe perché Don Giuseppe fra qualche giorno, sabato, fa l’anniversario di ordinazione per cui non gli facciamo mancare il nostro affetto, stima e preghiera. Di casa si parla nel Vangelo e in fondo la pace ha bisogno di una casa, – continua S.E. il vescovo – nel Vangelo si dice che l’angelo fu mandato a casa di una giovane donna, Maria di Nazareth, che era promessa a sposa ed era innamorata del suo sposo, di Giuseppe, come Giuseppe innamorato di Maria. Mi piace sottolineare questa sera tre verbi che sono verbi generativi, che generano. Visto che noi vogliamo generare. Anche con la preghiera, la pace. Allora il primo verbo è concepirai, concepire. Il secondo verbo è dare alla luce. Il terzo verbo è chiamare, lo chiamerai.
Concepire. Il concepimento è un accogliere, un dono. Qui ci siete tante mamme. E voi comprendete questo verbo del concepire, dell’allargare questo spazio della propria vita, un’altra vita che si genera. E concepire ha da fare con la nostra intimità, con la nostra interiorità. In fondo nella nostra intimità, nella nostra interiorità scopriamo la nostra identità. Identità. E Dio abita lo spazio della nostra intimità. Ecco qui abbiamo la comunità Fede e Luce, qui abbiamo la famiglia Fiorentino, siete tante belle famiglie. È bello poter dire, avere questa capacità di sapere accogliere l’altro. Non come lo voglio io, ma l’altro così e com’è, l’altro.
Poi darai alla luce. Quando una persona deve partorire, come si dice, ha dato alla luce un bambino, una bambina. Bellissimo. A dare luce. La luce è vita. Voi come vi chiamate? Fede e luce. Luce e vita. Per le piante, per gli animali, per le persone. Mettetela al buio e muoiono. Muoiono. Allora vuol dire… Maria, con il suo sì, è diventato un punto luce. Io direi, ognuno di noi dovrebbe essere questo punto luce. Dove si vede la luminosità di una coscienza, di un cuore? Dal volto. Perché il volto è l’espressione della nostra anima, della nostra vita interiore. Se dentro di noi siamo riconciliati, pacificati, allora la prima cosa dove si vede, si vede dal volto. Volto luminoso. Ecco, allora punti luce.
E poi lo chiamerai, Gesù. Il segno della familiarità è chiamare per nome. A casa, il marito e la moglie non si chiamano per i ruoli che hanno. Se uno fa l’avvocato, la moglie non lo chiama avvocato. O la moglie professoressa il marito non la chiama professoressa. Allora noi oggi, prima, come dire, vengono i ruoli e poi la persona. Invece lo chiamerai. Lo chiamerai per nome. Dare un nome significa riconoscere, non soltanto per distinguere uno da un altro. Uno si chiama Vito. L’altro si chiama Giuseppe. Non è il nome una distinzione. Ma nel nome riconosciamo il valore della persona. La persona è portatore di doni. L’identità di una persona. La completezza di una persona. Il nome dice tutto. La nostra storia, la nostra sensibilità, i nostri progetti, i nostri sogni. Nel nome c’è tutto.
Bene, allora io che cosa vi auguro? – conclude il vescovo Giurdanella – Io vi auguro di essere persone capaci di accogliere. Fare spazio. Vi auguro di essere portatori di luce. Vi auguro di avere relazione belle. Chiamarvi per nome. Relazione rispettosa. Allora, questi sono i verbi generativi, che generano. Allora io vi auguro di essere una comunità generativa, di vita buona, di relazione pulita, bella.»
Domenica 23 giugno la comunità per festeggiare la fine dell’anno comunitario ha organizzato una gita fuori porta andando a visitare una località molto suggestiva nei pressi di Partinico (PA), il Borgo Parrini. Un borgo contadino fondato nel XVII secolo dai padri Gesuiti che grazie all’intervento di un imprenditore locale è divenuto un luogo di attrazione turistico grazie alle decorazioni delle case rurali ispirate allo stile dell’artista spagnolo Antoni Gaudi.
Nel pomeriggio dopo aver condiviso il pranzo, la comunità ha fatto visita al Santuario della Madonna del Ponte situato nel comune di Partinico e risalente al 1300. Il santuario custodisce al suo interno anche una statua del nostro concittadino San Vito Martire che ci ricorda l’appartenenza fino al 1844 di Partinico all’interno dell’allora estesissima Diocesi di Mazara del Vallo.
È stata una settimana intensa piena di svariati contenuti, dalla preghiera alla condivisione fraterna e attraverso l’arte e la cultura ci riportano indietro nella storia a scoprire le nostre origini di umili cristiani al servizio della nostra chiesa.
“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt. 5,9)