Mettersi in gioco e fare squadra

L’estate finalmente è iniziata, e così anche i campi di Fede e Luce. Dal 29 giugno al 2 luglio, si è svolto uno dei primi campi estivi romani. Non era il classico campo, questo era diverso perché non includeva tutte le comunità di Roma, ma solo una: la comunità di San Gaetano.

Il campo è durato quattro giorni (solitamente dura una settimana), abbiamo approfittato del ponte di San Pietro e Paolo che si festeggia il 29 giugno e si è svolto a La Bicoca, un agriturismo vicino Viterbo dove si sono organizzati già diversi campi di Fede e Luce. Il tema scelto, che collegava questi quattro giorni, era Bicoca Got Talent. Quando il 29 siamo arrivati all’agriturismo, ci siamo sistemati e nel pomeriggio abbiamo fatto il primo cerchio. Abbiamo presentato il tema del campo e spiegato che ogni giorno ci sarebbe stato un talento da scoprire e da mettere alla prova.

Verso sera, ci ha raggiunto una nuova famiglia, che si sta affacciando a Fede e Luce. Hanno partecipato al campo come se già facessero parte della nostra comunità. Dopo cena, ci siamo riuniti per un altro cerchio… per quella famiglia tutto era nuovo. La mattina del 30, siamo andati al maneggio. Lì ci ha raggiunto una ragazza con sua madre, anche loro si stanno avvicinando a Fede e Luce. Quasi tutti hanno fatto una passeggiata sul cavallo, affiancati dai ragazzi del posto. E così abbiamo passato la mattinata al maneggio che poi è terminata con una merenda abbondante prima del pranzo.

Il tema della giornata era il Talento Sportivo, sapersi mettere in gioco, fare squadra. Nel pomeriggio abbiamo fatto Calcio Balilla. Ci siamo divisi in due squadre e ci siamo messi sulle linee. Era un gioco accessibile a tutti. Ed era divertente, si faceva squadra. Quando abbiamo terminato la partita, ci siamo buttati in piscina. Ci siamo rinfrescati dopo la partita che ci aveva preso molto.

La mattina seguente, il tema era il Talento Artistico. Sapersi esprimere, lasciarsi guidare. L’attività era guidata da me. Diviso il gruppo in coppie, ognuno di loro ha pescato dal sacchetto una parola, che poi in qualche modo doveva rappresentare dipingendo. Nelle coppie che avevo creato, uno dei due era bendato, non vedeva ciò che faceva; perciò, doveva farsi guidare dal compagno per creare il dipinto.

Non si poteva creare, o interpretare la parola pescata, da solo. Perché da soli non si riesce a fare delle determinate cose, c’è bisogno dell’aiuto dell’altro per riuscire nell’impresa.

L’attività era anche un modo, per affidarsi all’altro che non si conosceva poi così tanto. Alla fine, quando tutti hanno finito di dipingere e interpretare la parola, ci siamo messi in cerchio e gli altri hanno cercato di indovinare che cosa fosse raffigurato o cosa significasse.

Nel pomeriggio, abbiamo fatto il Talento Teatrale. Ci siamo divisi in gruppi, e abbiamo rappresentato le varie emozioni e poi, dopo esserci scaldati, ci siamo messi a fare il gioco dei mimi.

Dopo l’attività alcuni di noi, si sono buttati in piscina, mentre altri hanno aiutato a preparare la pizza. Era l’ultima sera, e c’era la festa di fine campo, si balla e si canta. Nelle varie giornate, trascorse a Bicoca c’erano anche dei momenti di riposo, dove si giocava a carte…o si dormiva. Sono stati quattro giorni molto tranquilli e divertenti, di condivisione. Spesso nei cerchi serali, c’era il momento di pensieri e di riflessione. Ed è in quel momento che le persone si aprono, e raccontano di sé.

I campi di comunità sono speciali, sono un modo per poter conoscere meglio le persone con cui fai le casette durante l’anno. È un modo per sentirti più partecipe alla tua comunità. Mentre nei campi misti, si fa un altro tipo di esperienza: conosci nuove persone, crei nuovi legami. Forse alcuni di questi durano nel tempo.

Francesca Ahmetovic