Come ho conosciuto Fede e Luce?

Una storia di amicizia e fedeltà

da | 27 Feb, 2024 | San Gaetano (RM)

Innanzitutto, devo dire che il mio primo contatto con il mondo dell’handicap non è stato con Fede e Luce, ma con l’Arche. Ero al noviziato dei gesuiti, in Belgio, e nell’ambito del noviziato ci era chiesto di fare alcune esperienze in luoghi che non conoscevamo. Così un giorno mi chiamò il maestro dei novizi per dirmi che l’indomani sarei dovuto partire per un focolare dell’Arche, chiamato “la Cascatelle” (cioè la piccola cascata) per trascorrervi un mese. Non sapevo bene di cosa si trattasse ma, come un buon novizio ubbidiente, risposi: «Va bene». Era il 1984.

Arrivai al focolare la sera seguente e, dopo la cena, ci ritrovammo nella cappella per un tempo di preghiera. È successo quarant’anni fa, ma ricordo ancora quanto rimasi colpito dalle intenzioni di preghiera delle ragazze e del ragazzo che abitavano al focolare, dalla semplicità con la quale pregavano per degli amici o ringraziavano il Signore per dei momenti belli vissuti durante la giornata.

Passai un bellissimo mese alla Cascatelle. Certamente, il regalo più bello che ho ricevuto lì è stato quello dell’amicizia. Oltre i ragazzi, c’era la responsabile, una donna in carrozzina perché da bambina aveva avuto la poliomielite; c’era sua madre, che era come una nonna per il focolare, e un giovane uomo, macchinista di locomotive. Mi trovai bene con tutti, ma due figure in particolare mi vengono in mente oggi.

La prima si chiama Francine. Era una ragazza “solare”, come si dice in italiano. Non parlava molto, ma aveva sempre un sorriso sul viso. Le piaceva molto scherzare. Quando la prendevo in giro, mi rispondeva sempre: «Aspetta un po’». Purtroppo è morta di cancro qualche anno dopo, non aveva nemmeno quarant’anni. Probabilmente non è riuscita esprimere ciò che sentiva, e così i medici hanno scoperto il tumore troppo tardi. Ancora oggi considero la sua morte un’ingiustizia.

La seconda ragazza con cui sono stato particolarmente amico si chiama Henriette. Era più grande di Francine, e anche più tormentata. È grazie a lei che sono rimasto in contatto con la Cascatelle. Qualche settimana dopo il mio ritorno in noviziato, infatti, mi scrisse una lunga lettera, nella quale mi dava notizie del focolare. Dopo la mia risposta, mi invitò per un pranzo: così è proseguita la mia relazione con loro, durata più di trent’anni. Anche dopo il mio arrivo a Roma, ogni volta che tornavo in Belgio per le vacanze andavo in visita alla Cascatelle. Poco a poco, le persone che avevo conosciuto nel 1984 sono morte o hanno lasciato il focolare. L’ultima è stata Henriette, deceduta durante la pandemia del covid.

È dunque una bella storia di amicizia e di fedeltà nell’amicizia che ho vissuto alla Cascatelle. Sapendo questo, capirete perché, arrivando a Roma, dopo due anni necessari per adattarmi al mio nuovo lavoro, cercai di ritrovare qualcosa di ciò che avevo vissuto con l’Arche in Belgio. L’ho ritrovato a Fede e Luce, particolarmente alla comunità di San Gaetano.

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