Stamane mi sono svegliata ricca di buonumore, sono ancora sotto l’influenza della giornata trascorsa a Fede e Luce domenica 24 novembre. Come ogni mese, ci siamo ritrovati, abbracciati… tanti i sorrisi, tanta l’accoglienza sincera, tanto il calore che ti apre il cuore e che ti fa venire la voglia di raccontarsi. Ora più che mai è bello stare insieme perché la nostra comunità si è arricchita di tanti giovani amici che oltre ad aver portato una ventata di allegria e spensieratezza ai nostri ragazzi e a noi senior sta contribuendo alla loro stessa crescita personale. I responsabili di Fede e Luce si stanno prendendo cura della loro formazione, affinché sia chiaro in loro che per amare e donarsi agli altri occorre in primis amare e rispettare se stessi.
Io li guardo e penso che questa è la generazione futura, quella in cui potrà trovare una accoglienza anche mio figlio Marco e i suoi amici, dove non si sentiranno classificati per le loro mancanze ma potranno essere amati e rispettati per le loro potenzialità e in quanto figli di un unico Padre… il cui sguardo non fa distinzione alcuna.
Da qualche tempo, su mio invito e con mia sorpresa ha cominciato a frequentare Fede e Luce anche mio nipote Pigi che ha 20 anni. La mia gioia è incontenibile e spero che per lui Fede e Luce diventi un luogo speciale come lo è divenuta per me. Una isola felice dove ho visto come sia possibile che si abbattano le barriere dovute alla età, alla salute, alle classi sociali e sia possibile una convivenza pacifica e rispettosa dell’altro. Non so fino a che punto ne verrà coinvolto, so però che il seme di Fede e Luce in lui troverà terreno fertile e risposte alle domande del cuore. Domande che ciascuno di noi ha in sé ma che non sempre trovano rispondenza nella realtà che gli è data.
Al di là della presenza dei nostri giovani amici l’incontro del 24 novembre è stato particolarmente curato ed intenso. Il nuovo carnet indicava come argomento “l’ascolto dell’altro”. In effetti ha messo tutti nelle condizioni di fare silenzio e prestare più attenzione all’altro, nel rispetto ed osservanza del proprio turno per intervenire.
Nel pomeriggio mentre i giovani amici e i nostri figli sono stati impegnati in giochi, canti e karaoke, noi adulti ci siamo ritrovati in un ambiente più raccolto dove ci è stato chiesto di scegliere fra due domande sul tema del carnet cioè ”l’ascolto dell’altro”: Stiamo ascoltando l’altro o stiamo pensando a cosa diremo dopo? Abbiamo qualcuno con cui parlare nella nostra vita quotidiana? È emerso che ciascuno dei presenti sia che avesse una persona cara disabile o che fosse un amico, attraversa momenti di difficoltà, dove la paura ha il sopravvento sulla speranza e perciò si sente solo, smarrito e bisognoso di un sostegno morale e perciò di essere ascoltato o di ascoltare.
È stato sorprendente constatare come ciascuno avesse voglia di aprirsi senza timore di essere giudicato, forse ci sentivamo davvero tutti figli di uno stesso Padre il cui sguardo, come ho detto prima, non fa distinzione alcuna…
Carla, 76 anni